La selezione perversa della classe politica italiana di Luca Romanelli E’ cosa oramai evidente che da decenni la classe politica italiana viene selezionata in maniera perversa, cioè contraria agli interessi della collettività. Il segnale più evidente è l’inamovibilità dei “leader”: a sinistra come a destra, quasi sempre lo stesso personale da decenni. Molti sempre lì, malgrado scandali, sconfitte, evidente logoramento. E poi una gran massa di accoliti opportunisti, avventurieri o semplicemente gente che non ha di meglio da fare che vivere di politica. Che la qualità del personale parlamentare e delle assemblee elettive sia peggiorata decisamente è difficile obiettare. Che anche a livello locale ci sia parecchia gente che vivacchia saltando da un assessorato ad una consulenza o ad un CDA di municipalizzata è pure un’evidenza. Questo apparato di inamovibili e “professionisti” paralizza il salutare ricambio della classe dirigente e crea nei partiti quel gattopardesco, pesante clima per cui si percepisce che i cambiamenti sono quasi sempre apparenti e illusori, rispetto a un sistema di potere opaco e vischioso. Il problema è che questo “blob” non produce decisioni. O meglio produce, per autoalimentarsi, spesa pubblica infruttuosa e paralisi di governo, come stiamo sperimentando in questi tempi. Tuttavia non è che non si possa fare niente a riguardo. Ecco alcune proposte per tentare di smontare i meccanismi di auto-perpetuazione della Casta: 1. abolire il finanziamento pubblico dei partiti e nel contempo vietare drasticamente contributi condizionanti da parte dei potentati economici. I “rimborsi” elettorali (300 milioni all’anno) sono l’arma principale che i gruppi dirigenti hanno oggi in mano per garantirsi il consenso, a scapito di nuove leve. I partiti dovrebbero invece vivere di contributi volontari (deducibili dalle imposte) di milioni di cittadini. E dovrebbero sudare per meritarseli, con la trasparenza, la buona comunicazione, la buona gestione delle istituzioni. Questo “giudizio continuo” dei cittadini finanziatori incentiverebbe una “selezione naturale” del personale politico, premiando quello più motivato e capace di cogliere e comunicare le istanze della società; 2. abrogare la legge elettorale attuale e le liste bloccate, possibilmente tornando ad un sistema uninominale o comunque basato sulle preferenze individuali, associato ad una rigorosa trasparenza delle spese elettorali; 3. istituzionalizzare, come in America, le elezioni primarie per le cariche politiche ed amministrative più importanti, per sottrarre le candidature ai giochi di palazzo e responsabilizzare i cittadini. Gli italiani si sono mostrati più volte pronti a decidere per proprio conto; 4. istituire una rigorosa anagrafe degli eletti, che renda conto del loro patrimonio all’inizio e alla fine del mandato; 5. approvare finalmente una rigorosa legge che prevenga situazioni rilevanti di conflitto di interessi nell’esercizio delle funzioni pubbliche; 6. limitare il numero di mandati nello stesso livello amministrativo o politico a due o a 10 anni; 7. ridurre drasticamente le indennità e i benefits dei politici. Il bilancio complessivo di Camera e Senato è quadruplicato in 30 anni. Va dimezzato almeno. I vitalizi, ad esempio, danneggiano la concorrenza politica, perché svantaggiano quei cittadini che per partecipare alla vita politica debbono compiere rinunce professionali; 8. disboscare la selva del parastato e delle società partecipate a tutti i livelli. Passare dove possibile dai Consigli di Amministrazione a Amministratori Unici, soggetti a controlli incisivi da parte dei revisori. Accorpare società che operano su bacini di utenza troppo limitati o con finalità che si sovrappongono. Liberalizzare, favorendo l’accorpamento su dimensioni ottimali per l’efficienza, i servizi pubblici locali. Se necessario conseguire tutto questo “affamando” gli enti pubblici che sprecano, magari riferendosi a costi standard, ma allo stesso tempo dando ai loro responsabili i poteri per agire rapidamente. Con questi e altri strumenti avremo probabilmente al potere più quarantenni dalla faccia pulita, che dopo 5 o 10 anni ritorneranno ad essere cittadini consapevoli e controllori di altri giovani dalla faccia e dalle mani ancora più pulite.
Luca Romanelli – www.lucaromanelli.it