NOTIZIE POLARI - Maria Pia Casarini, Direttore, Istituto Geografico Polare “Silvio Zavatti”, Fermo Novembre 2011 L’Istituto Geografico Polare “Silvio Zavatti” ha organizzato un Workshop internazionale sulle fuoriuscite di petrolio sotto i ghiacci, intitolato “Oil Spills in Sea Ice – Past, Present and Future”, dal 20 al 23 settembre 2011. Sono intervenuti 33 partecipanti da 12 nazioni, tra cui Giappone e Stati Uniti (Alaska e California), e sono state fatte 18 presentazioni scientifiche. Gli Atti del Workshop verranno pubblicati in un volume dall’Istituto Geografico Polare, e la rivista scientifica “Cold Regions Science and Technology” dedicherà un numero speciale all’evento. Particolare rilevanza ha avuto il discorso inaugurale tenuto dal ‘dio’ dell’oceanografia mondiale, il Prof. Walter Munk, dello Scripps Institute of Oceanography, La Jolla, California, una leggenda nel mondo scientifico, ancora attivo, con intuizioni e scoperte geniali, all’età di anni 94. Walter ci onora da anni della sua amicizia, ed era venuto a Fermo in visita privata da Venezia, dove aveva preso parte ad un convegno sull’acqua alta. Ha poi cambiato i suoi piani di viaggio per poter presenziare all’apertura del nostro Workshop, dandogli così un imprimatur di altissimo valore. Il problema delle fuoriuscite di petrolio sotto i ghiacci dell’Oceano Artico è di portata universale per il nostro pianeta, e richiede seri studi e molta attenzione. Il disastro ecologico causato dall’incidente del Golfo del Messico nel 2010 ha riproposto all’attenzione generale le conseguenze devastanti di una fuoriuscita di petrolio, e la difficoltà a bloccarla. Questo risulterebbe ancora più difficile se il pozzo si trovasse in un mare coperto dai ghiacci. Nell’incontro di Fermo siamo partiti dagli studi fatti nel passato, nei primi anni Settanta, specialmente in Canada con il Beaufort Sea Project, e successivamente in Norvegia. Allora vennero fatti esperimenti versando barili di greggio sotto i ghiacci dell’Oceano Artico, per studiare il comportamento del petrolio, come interagiva col ghiaccio, come veniva trasportato, e cosa accadeva al momento del disgelo. Il risultato non era stato incoraggiante: il petrolio si fissa nella struttura del ghiaccio, viene trasportato dalle correnti e dai venti, e poi rilasciato sulla superficie del mare quando il ghiaccio si scioglie. Un’area molto vasta può così venire inquinata. Su questi studi del passato, unici in quanto c’è ora il divieto di versare petrolio nel mare, anche a scopi scientifici, si sono inseriti gli interventi degli scienziati che stanno attualmente studiando il problema. C’è un rinnovato interesse nella ricerca di nuovi giacimenti in area artica, a causa di una reale diminuzione del petrolio in altre zone della Terra, e questo richiede nuovi studi. Non possiamo permetterci ritardi negli studi scientifici, le compagnie petrolifere stanno già ottenendo licenze per attuare perforazioni esplorative in Canada e in Groenlandia. Il nostro contributo per quanto riguarda il futuro è stato il risultato della discussione aperta che ha avuto luogo l’ultimo giorno, sotto forma di un comunicato ufficiale che abbiamo chiamato “Fermo Statement”, la dichiarazione di Fermo. Questi sono stati i punti considerati: 1. Quale è il modo migliore di fermare una fuoriuscita di petrolio. (Con un sistema di chiusura preparato in anticipo che possa venire applicato sul fondale); 2. Si devono ideare modelli matematici per seguire l’espansione di una fuoriuscita nel mare; 3. Come seguire il percorso di una fuoriuscita di petrolio dallo spazio, una volta che avviene il disgelo (necessità di nuovi esperimenti usando sistemi avanzati di telerilevamento); 4. Problemi con il metodo di far bruciare il petrolio sul luogo della fuoriuscita – metodo preferito al momento (non conosciamo la tossicità del fumo che ne è generato, e neppure il livello di inquinamento); 5. Il ruolo dei discioglitori chimici (massicciamente usati nel Golfo del Messico, non ne conosciamo gli effetti a lungo termine, né la loro efficacia in ambiente artico); 6. Le proprietà fisiche del petrolio incorporato nel ghiaccio su larga scala (poco conosciute in caso di ghiaccio poroso nei crinali di pressione); 7. Le consequenze biologiche di una fuoriuscita di petrolio sotto i ghiacci (effetti su mammiferi, e, su scala inferiore, sui batteri e sulle popolazioni bentiche, e sugli uccelli migratori. Si raccomanda interazione con le popolazioni Inuit della zona); 8. La rapidità del cambiamento ambientale (necessità di monitorare parametri quali la temperatura marina, lo spessore del ghiaccio etc. per uso nei modelli matematici); 9. Condivisione e organizzazione dei dati (simili studi sono stati effettuati sia dagli acccademici che dall’industria petrolifera, senza condivisione dei risultati. Si auspica la creazione di un sistema di gestione comune, vista anche la limitata opportunità di esperimenti sul campo); 10. Una rapida risposta scientifica (accorrere subito a studiare un incidente con petrolio – anche di trasporto marittimo con petroliere – non solo per ripulire, ma anche per comprendere la natura delle interazioni degli elementi); 11. Stagione in cui il petrolio viene incorporato nel ghiaccio (una fuoriuscita alla fine dell’estate avrebbe effetto su tutto il ciclo di formazione del nuovo ghiaccio); 12. Il background naturale in situazione di fuoriuscita (in molte aree si verifica un rilascio spontaneo di petrolio. Si devono perciò distinguerne gli effetti, rispetto al residuo di una fuoriuscita che è stata trattata). Pensiero conclusivo: viene raccomandata la prevenzione, sia di fuoriuscite, sia di incidenti di trasporto marittimo. Nota: Il Workshop non aveva ricevuto sponsorizzazioni né dall’industria petrolifera né da organizzazioni non governative. I pareri espressi si riferiscono ad una chiara necessità scientifica. (L’intero documento si può trovare, in inglese, sul sito www.oilspillsinseaice.net). E’ notizia recente (del 9 novembre) che l’Amministrazione Americana del Presidente Obama ha negato alle compagnie petrolifere il permesso di trivellare nell’Oceano Artico, asserendo che sono necessarie maggiori garanzie e ulteriori studi. Forse il risultato del nostro Workshop ha contribuito ad influenzare questa decisione, in quanto un membro del nostro comitato scientifico, dell’Università dell’Alaska, fa parte del Consiglio Presidenziale.
************* Informo gli amici rotariani che venerdì 16 dicembre, alle ore 18, verrà inaugurata a Villa Vitali, Viale Trento 29, Fermo, una mostra su Roald Amundsen, nel centenario del raggiungimento del Polo Sud. Questa mostra, curata dal Fram Museum di Oslo e dal Museo di Tromsø, è iniziata a Milano, sarà a Fermo fino al 6 gennaio 2012, ed andrà poi a Torino. Terrà una conferenza, in italiano, il Dott. Petter Johannesen, pronipote di Amundsen. Si richiede perfavore di indicare la presenza e il numero di persone o telefonando allo 0734 226166 (tutte le mattine, h.9-12.30 e i pomeriggi di lunedì, mercoledì e venerdì, h.15.30-18) o inviando una e-mail a: zip.fermo@gmail.com. L’invito si intende esteso anche alla Inner Wheel e ad altri Rotary Clubs.