E’ cominciato così, con un po’ di fumo, una serie di scoppi che sembravano petardi, un odore forte, insopportabile. E’ cominciato così il pomeriggio più brutto per la città di Fermo e in un attimo le fiamme si sono alzate a divorare il cinema Helios, a minacciare il cuore della città, a cancellarne un pezzo di storia. Aperti gli uffici del Comune, come sempre di giovedì pomeriggio, panico tra gli impiegati che sono stati evacuati nel giro di pochi minuti, così come i negozi sotto al loggiato di San Rocco e le abitazioni, quelle su via Mazzini. Intanto i fermani si riversavano in Piazza del Popolo, un po’ per dispiacere, molto per curiosità, e la battuta feroce che girava era che ci voleva una disgrazia per riportare gente in centro. Mobilitazione straordinaria delle forze dell’ordine, su tutti i Vigili del Fuoco, in ritardo quelli fermani, impegnati altrove, rinforzi sono arrivati da Civitanova Marche, da San Benedetto del Tronto. E la Protezione civile, i volontari del Gruppo Comunale di Protezione Civile hanno provveduto a delimitare la zona a rischio e si sono occupati del supporto ai Vigili del Fuoco nella rimozione dei beni posti negli edifici adiacenti ed hanno collaborato con la Polizia Municipale per il coordinamento del traffico, mentre la Croce Rossa Italiana ha provveduto a fornire acqua e pasti a tutto il personale impegnato nelle operazioni di soccorso. Sul posto anche 2 ambulanze della Croce Verde, medici e infermieri coordinati dalla Centrale Operativa 118. Si è mobilitata la Provincia, che ha immediatamente attivato la Sala Operativa integrata, il sindaco Saturnino Di Ruscio ha seguito poi tutte le fasi di intervento, fino a notte inoltrata. Amareggiato e addolorato Enrico Bracalente, proprietario dell’ex cinema Helios che sarebbe dovuto diventare un auditorium, per la città di Fermo, un luogo a metà strada tra San Martino e il teatro dell’Aquila, per i convegni, i piccoli concerti. E quell’odore, insopportabile, che parla di eternit, il materiale di cui era fatto il tetto dell’Helios, e di particelle di amianto che dall’eternit si liberano, la preoccupazione maggiore per i fermani. Insieme a quella per le sorti dell’Archivio di Stato, sistemato proprio sotto al cinema, con cento metri di scaffali e dentro la storia più antica della città, le pergamene del 1100, gli archivi catastali del ‘300. Si saprà poi che danni non ce ne sono stati, la minaccia maggiora è stata l’acqua utilizzata per spegnere l’incendio ma nel giro di un paio di giorni i preziosi documenti sono stati trasferiti e sistemati al deposito di Molini Girola e almeno per l’archivio la preoccupazione è rientrata. Il sindaco Di Ruscio ha tranquillizzato i fermani anche per il rischio amianto, il forte vento che ha soffiato per due giorni sulla città ha disperso il materiale, la pioggia ha fatto il resto, il Comune ha comunque provveduto alla pulizia di strade e tetti. Resta la sofferenza per un angolo di storia che non c’è più, per un gesto inspiegabile compiuto in pieno giorno che poteva avere conseguenze ben peggiori. Restala rabbia del sindaco Di Ruscio che ai fermani manda a dire: “Mi sarei aspettato una pacifica indignazione, mi sarei aspettato una mobilitazione di massa, un gesto di vicinanza nei confronti dell’imprenditore Bracalente che tanto dà alla città, ricevendone in cambio solo schiaffi”. Che l’incendio sia stato doloso è parso chiaro fin da subito, il cinema è chiuso da anni, il quadro elettrico staccato, nessuna possibilità di incidente. Resta da capire chi vuole tanto male alla città da volerne ferire il cuore, in mano agli inquirenti una tanica, ritrovata sul luogo del disastro, e altri inequivocabili segni del passaggio di delinquenti, preparati al peggio. Intanto i fermani si interrogano, anche dagli spalti dello stadio Recchioni, a chiedere la verità su quel fuoco, divampato all’improvviso un giovedì pomeriggio.
Angelica Malvatani