E’ stata presentata alla Sala dei Ritratti l’analisi che il centro studi Carducci ha predisposto “per offrire a tutti i cittadini gli strumenti per valutare le implicazioni del cambiamento e per avere un’idea concreta se ciò che verrà sarà più affidato all’intelligenza e alla progettualità delle persone piuttosto che all’alea”. Lo studio è stato portato avanti da un gruppo di lavoro presieduto dall'ing. Paolo Appoggetti e coordinato da Annalisa Franceschetti, esperta di economia locale, e Luca Romanelli consulente ed esperto di marketing. Appoggetti ha confermato che lo studio è un generoso contributo di idee e proposte per lo sviluppo, ma che ci vogliono gli uomini per portale avanti: “Uomini che ci sono anche nel nostro territorio, basta valorizzarli”. Una strategia della conoscenza per la Provincia di Fermo. Con le elezioni del 6-7 Giugno si completa il processo di formazione della quinta provincia marchigiana. Lo studio fornisce un’analisi del suo sistema produttivo, evidenzia le sfide e le opportunità per i settori privati e pubblici ed identifica nella conoscenza e nell’innovazione tecnologica gli elementi fondamentali del rilancio produttivo sostenibile del territorio. Gli autori
Annalisa Franceschetti (annalisa.francesche@tele2.it) è funzionario della Camera di Commercio di Macerata specializzata nell’analisi economica e nei temi dell’innovazione delle PMI. Luca Romanelli, (www.lucaromanelli.it) è consulente di marketing e responsabile commerciale di un’azienda di arredamento. Dal 2000 è collaboratore del Gruppo SIDA. Il Centro Studi Carducci di Fermo (centro.studi.gb.carducci@gmail.com) è un’associazione indipendente e senza fini di lucro di cittadini che da oltre 15 anni pubblica riflessioni e studi sulla realtà socio-economica del Fermano. Presidente è l’Ing. Marco Rotunno. L’editore è Andrea Livi di Fermo. Copia dello studio può essere richiesta al Centro Studi Carducci o scaricata in PDF da www.lucaromanelli.it Contenuti essenziali Questa pubblicazione è la prima tentare una stima del valore aggiunto della Provincia di Fermo, elaborando dati ISTAT: Esso è il più piccolo delle provincie marchigiane, anche a livello pro-capite (vedi grafici sotto). Ciò deriva da una forte preponderanza di settori industriali maturi, come la calzatura, ma non solo, che nel tempo hanno accumulato un gap crescente di produttività anche rispetto alle altre Provincie marchigiane. Le cause sono diverse, dalla piccola dimensione alla carenza di cultura dell’innovazione, alla povertà di visione delle istituzioni politiche e formative locali. Una strategia territoriale della conoscenza e dell’innovazione tecnologia è pertanto indispensabile per: elevare la produttività e quindi i redditi, costruire vantaggi competitivi difendibili per le imprese, specie rispetto alle economie concorrenti a basso costo del lavoro, e rilanciare l’occupazione, specie quella più qualificata.Nel capitolo 3 viene proposta un’analisi dei principali comparti produttivi, pubblici e privati. Alla luce delle macrotendenze in atto nei mercati vengono proposte delle strategie generiche o “baricentrali” per i settori principali, con il fine di rafforzare e diversificare l’economia locale. In sintesi, per il calzaturiero appare desiderabile il consolidamento di alcune aziende-guida che puntano sull’innovazione e la creatività oppure sulla forza distributiva, collegate ad un “humus” di piccole e medie imprese con strategie molto focalizzate, come la specializzazione su alcune fasi della catena di subfornitura dei leader o nicchie di creatività ben identificate e difendibili. L’industria locale va aiutata a raggiungere una maggior diversificazione, specie puntando sui settori emergenti della meccatronica e dell’agroalimentare. Una grossa mano può venire da un turismo gestito in maniera meno spontanea ed estemporanea, e dallo sviluppo di alcuni “poli” formativi, culturali e musicali in cui Fermo eccelle. Le utilities e la produzione di energia su scala locale, resa possibile dalle nuove tecnologie di generazione, rappresentano un’altra forte opportunità, come pure il settore sociale, in particolare quello dell’accoglienza del disagio, che potrebbe sfruttare una serie di “asset” specifici del territorio. L’agricoltura infine può trovare un rilancio su un modello “multi reddito” che metta insieme tipicità, agro-turismo e manutenzione del territorio. Quali conoscenze e tecnologie possono servire meglio questi progetti di sviluppo della competitività? Le due matrici che seguono (il cui commento è sviluppato nel capitolo 4) le sintetizzano, evidenziando come ciascuna possa avere effetti trasversali sui vari settori dell’economia locale. Le intersezioni tra tecnologie o saperi e settori contengono concrete applicazioni e benefici delle prime (dalla calzatura su misura partendo da uno scanner, ai portali per la gestione delle filiere produttive, del turismo e della sanità, allo sviluppo di nuovi prodotti sulla base delle nanotecnologie ecc.) Nei capitoli finali, lo studio si pone il problema di come le nuove conoscenze possano essere acquisite ed assimilate dal territorio. L’ascolto degli imprenditori locali, molti dei quali piccoli, attraverso dei focus group, ha confermato le difficoltà (assenza di risorse, difficile rapporto con istituzioni e scuola) ma anche energie e spirito di iniziativa ancora intatti. Il capitolo 5 indica alcuni percorsi di evoluzione del sistema formativo di base (specie degli istituti secondari) indispensabili per aggionare la capacità di fondo di apprendimento del territorio (vedi il paragrafo conclusivo in particolare). In sintesi: nuove modalità di apprendimento e sperimentazione didattica, informatizzazione, osmosi scuola-impresa, rilancio dell’Istituto Tecnico Montani, apertura internazionale. Nei capitoli 4,5 e 6 vengono prospettate varie possibilità di attivazione di strumenti di trasferimento tecnologico e formazione avanzata, con frequenti riferimenti ad iniziative già in atto: accordi di programma con le Università marchigiane, spin-off, progetti di ricerca assistiti dai centri di ricerca regionali o non. Nello specifico fermano, lo studio propone, nell’ambito del consorzio COSIF che già esiste e vede la presenza degli attori rilevanti, la creazione di una agenzia di facilitazione del trasferimento tecnologico, con una vocazione “tutoriale” e commerciale in grado di colmare un evidente gap tra offerta di conoscenza e l’attuale capacità di sfruttarla, specie da parte delle imprese più piccole. Luca Romanelli